L’estate di Cesare Pavese

Tempo di lunghe passeggiate in parchi alberati, in cerca del refrigerio che può rendere sopportabili le giornate più afose. In estate la terra ci dona i suoi frutti più succosi e offre il massimo dello splendore alle foglie e ai fiori di alberi e piante, creando uno spettacolo di colori e odori che riempie l’anima di allegria.

Fra i versi dedicati alla più amata fra le stagioni vi sono quelli di Cesare Pavese, che nella sua poesia Estate, raccolta nella collezione Lavorare stanca, offre un tributo all’estate e ai suoi incantevoli scenari. L’autore di Santo Stefano Belbo restituisce in questi versi tutta la magia della stagione, tra il profumo d’erba e il suono di dolci parole.

 

C’è un giardino chiaro, fra mura basse,
di erba secca e di luce, che cuoce adagio
la sua terra. È una luce che sa di mare.
Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli
e ne scuoti il ricordo.
Ho veduto cadere
molti frutti, dolci, su un’erba che so
con un tonfo. Così trasalisci tu pure
al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
come intorno accadesse un prodigio d’aria
e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale
nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.
Ascolti.
Le parole che ascolti ti toccano appena.
Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
che ti finge alle spalle la luce del mare.
Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
con un tonfo, e ne stilla una pena antica
come il succo dei frutti caduti allora.

 

Tags: arte e cultura, fito, poesia

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