La coltivazione del rabarbaro è molto consigliata perché, con estrema facilità, sarà possibile avere una buona produzione di questo ortaggio per più mesi l’anno.
Del rabarbaro, poi, è possibile mangiare i gambi, generalmente più amari, e le coste che sono più dolci. Non è possibile invece mangiarne le foglie che sono assolutamente tossiche per l’uomo e potrebbero causare nausee e vomito.
Purtroppo la coltivazione del rabarbaro non è ancora molto diffusa in Italia, ed è un vero peccato perché, oltre a essere davvero facilissimo da far crescere è anche un ottimo alleato in ricette salutari e gustose.
Le caratteristiche del rabarbaro
Il rabarbaro è una pianta perenne detta a fittone. Fa parte della famiglia delle Poligonacee e si presenta con gambi di colore che varia dal verde chiaro al rosso acceso, e grandi foglie dal verde intenso.
Nella sua fase di fioritura si riempie di piccoli fiori bianchi che poi si trasformano in piccoli frutti simili a delle noci che contengono all’interno i semi per le future riproduzioni. È di origine asiatica, anche se ormai è ampiamente diffusa in tutta Europa, e tutte le numerose specie esistenti, quindi anche quelle selvatiche, hanno gambi e coste commestibili.
La coltivazione del rabarbaro
Per la coltivazione del rabarbaro è bene scegliere con attenzione la posizione in piena terra. Dobbiamo evidenziare, infatti che questa pianta non ama particolarmente il caldo, quindi anche se abiti in zone di montagna potresti avere comunque dei buoni risultati in termini di coltivazione e raccolta.
L’ideale è posizionare le piante di rabarbaro in una zona per lo più mite e a mezz’ombra, dove, soprattutto in estate non riceva il sole diretto.
Seleziona un terreno ricco di sostanza organica e di azoto, ben drenante per non creare ristagni idrici, e preparalo prima della coltivazione con un’abbondante concimazione a base di letame o compost.
Ricordati che il rabarbaro è una pianta che ha una crescita piuttosto florida, per questo cerca di distanziare le piante in fila di almeno un metro, e le file tra loro di almeno due metri.
Proprio perché ama ampliarsi nel terreno, ti sconsigliamo la coltivazione in vaso, a meno che tu non disponga di un contenitore molto ampio nel quale potrai posizionare solo una pianta. Tieni in considerazione, comunque, che la coltivazione in vaso avrà una produzione molto più contenuta rispetto a quella in piena terra.
Quando si semina il rabarbaro
La semina del rabarbaro può essere fatta seguendo tre percorsi: dal seme, dalla pianta o dalla suddivisione dei rizomi.
Se scegli la coltivazione a partire dal seme dobbiamo avvisarti che per i primi 2/3 anni il rabarbaro sarà improduttivo e non potrai raccogliere nulla. A ogni modo, se ami pazientare, il nostro consiglio è quello di seminare a marzo e trapiantare ad aprile. Aprile, ma anche maggio, sono i mesi ideali per trapiantare anche nel caso in cui tu decida di partire dalla coltivazione tramite la piantina.
Se, infine, vuoi coltivare il rabarbaro per moltiplicazione del rizoma, a nostro avviso la più semplice ed efficace, allora a primavera dovrai procedere con la suddivisione del cespo in più parti, interrare le stesse in piena terra facendo ben attenzione che ogni porzione abbia almeno una gemma per lo sviluppo delle radici.
Come e quando si raccoglie il rabarbaro
Le coste del rabarbaro possono essere raccolte da aprile e fino ad autunno inoltrato. Ti consigliamo di fare una sosta nei mesi estivi (luglio e agosto) per non far soffrire esageratamente la pianta a causa delle temperature alte. In inverno, appena le temperature cominciano a essere più rigide, è possibile fare una raccolta finale di tutte le coste. In questa occasione è possibile raccogliere anche i gambi più grandi facendo attenzione però a non estirparli tutti.
Hai altri dubbi sul rabarbaro? Scrivili nei commenti!